Dott.ssa Lucia Miraglia – Psicologa Psicoterapeuta
L’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, ovvero Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) è un approccio terapeutico utile per il trattamento di problemi legati sia ad eventi traumatici, che ad esperienze più comuni, ma emotivamente stressanti. Questo metodo è nato da un’osservazione casuale di Francine Shapiro nel 1987: mentre passeggiava nel parco, si rese conto che attraverso il movimento degli occhi avanti e indietro alcuni pensieri fortemente disturbanti stavano iniziando a modificarsi. Da quel giorno Francine Shapiro iniziò una serie di ricerche su sé stessa e su altre persone e, due anni più tardi diede il via a una ricerca rivoluzionaria, volta a validare scientificamente questo metodo psicoterapeutico, che segue un protocollo costituito da otto fasi standard. Oggi l’EMDR è riconosciuto come metodo clinico evidence-based e dal 2013 è riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come trattamento efficace per curare i traumi e i disturbi a essi correlati.
Quali sono le basi teoriche dell’EMDR?
L’EMDR si basa sulla teoria dell’elaborazione adattiva dell’informazione (Adaptive Information Processing – AIP), secondo la quale esiste un sistema innato in tutte le persone che spingerebbe verso il buon funzionamento, l’adattamento e la costruzione di significati che rendano possibile la vita e la relazione con gli altri. Secondo l’AIP i ricordi immagazzinati in modo disfunzionale possono generare disturbi psicologici, in quanto queste informazioni restano “congelate” nelle reti neurali e impediscono la connessione con altre reti.
Come funziona l’EMDR?
Il lavoro sul trauma è preceduto da una fase di preparazione, in cui è necessario stabilire una buona relazione tra paziente e terapeuta, fare un’attenta valutazione della richiesta del paziente, della sua storia di vita, del suo disagio emotivo e della sintomatologia riferita. La terapia con EMDR, affiancata ad un percorso terapeutico tradizionale, può fornire un adeguato sostegno e consente al paziente di rielaborare qualsiasi evento che abbia influito negativamente sulle sue esperienze passate. Attraverso questo metodo psicoterapeutico è possibile accedere alle memorie “congelate”, sbloccarle e avviare il processo di risoluzione delle informazioni precedentemente immagazzinate in maniera disfunzionale. Questo processo avviene soprattutto attraverso la stimolazione oculare bilaterale alternata, la quale permetterebbe l’elaborazione adattiva dell’esperienze traumatiche integrandole con le reti neurali adattive più ampie (Balbo, 2015). Mentre il paziente si concentra sul ricordo dell’esperienza traumatica il terapeuta pratica la stimolazione bilaterale alternata, facilitando la desensibilizzazione e l’elaborazione dei vissuti traumatici (Shapiro, 1995; Fernandez et al., 2011). Dopo il trattamento con EMDR il paziente ricorda l’evento traumatico, ma riesce a vederlo in modo distaccato, modifica le valutazioni cognitive su di sé incorporando emozioni adeguate ed eliminando le sensazioni fisiche disturbanti. Generalmente, il ricordo elaborato viene visto come qualsiasi altro ricordo stressante, appartenente alla storia del paziente e contestualizzato nel tempo (Fernandez, 2006).
Il principale obiettivo dell’EMDR è, quindi, stimolare l’integrazione delle reti neurali in cui sono immagazzinati i ricordi disfunzionali con reti più adattive (Gomez, 2013), per consentire la risoluzione del disagio psicologico dovuto al trauma e ai ricordi disturbanti e, di conseguenza, migliorare la sintomatologia riportata dal paziente.
Dott.ssa Lucia Miraglia – Psicologa Psicoterapeuta