Recenti studi hanno dimostrato che una buona salute mentale della donna durante la gravidanza sia direttamente connessa ad esiti ottimali nel bambino (Phua et al., 2017): se la madre affronta con positività i mesi di gestazione, migliori risultano, infatti, lo sviluppo cognitivo, linguistico, socio-emotivo e motorio del bambino.
Lo stress in gravidanza percepito dalla madre e quindi i suoi pensieri sulla propria capacità di gestire i problemi quotidiani può avere un effetto significativo sul figlio anche a distanza di molti anni, attraverso dei cambiamenti epigenetici, connessi alla disregolazione dell’asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene (Moisiadis e Matthews, 2014), che possono avere persino una ricaduta transgenerazionale (Metz et al., 2015).
I possibili esiti nel bambino comprendono problemi emotivi e comportamentali (Glover, 2014; Van den Bergh et al., 2017), come un temperamento problematico nel neonato (irregolarità nei cicli di sonno e dei comportamenti alimentari, crisi di pianto e difficoltà a calmarsi) e un maggior rischio di sintomi internalizzanti ed esternalizzanti in infanzia e adolescenza (ansia, depressione, ADHD, disturbi comportamentali, ecc.).
Gli effetti sopra riportati possono essere contenuti o esacerbati dal tipo di cure assicurate al bambino dopo la nascita: un attaccamento di tipo sicuro risulta altamente protettivo (Bergman et al., 2008, 2010).
Affinchè il livello di stress percepito durante e nel periodo immediatamente successivo alla gravidanza possa ridursi, con notevoli benefici per il funzionamento della diade madre-bambino, di notevole importanza risultano un valido supporto da parte del partner, un sostegno sociale adeguato e la guida di un professionista che operi nel campo della Psicologia perinatale.
Avere consapevolezza delle difficoltà emotive e pratiche a cui la gravidanza, il parto e la nascita del bambino possono condurre e avere delle strategie per affrontarle ne riduce l’imprevedibilità, diminuendo ansia e stress.