Siamo dei giocolieri in bilico fra carriera, famiglia, lavoro, hobby, imprevisti, incontri programmati e relazioni culturali. Siamo dei giocolieri, o quasi, con emicrania, scatti d’ira, palpitazioni, visceri aggrovigliati e colon irritabile. Siamo dei “malati immaginari” o degli “ipocondriaci” perché le analisi cliniche non evidenziano danni visibili, disfunzioni d’organo, patologie conclamate o note diagnosi con un nome e un cognome. Ma il problema resta, lo stato di malessere aumenta e si manifesta prepotentemente nei momenti meno opportuni dove, spesso, siamo messi a dura prova. E’ il giorno della firma del contratto di lavoro della tua vita, ultimo esame prima della faticosa e attesa laurea, nascita del primogenito o il mattino di un’impellente partenza; un turbinìo di emozioni, umore inspiegabile, un gorgoglio nella pancia, un vortice di sensazioni che nasce dai visceri.
E’ la sindrome del colon irritabile (Irritable Bowel Syndrome – IBS), condizione molto comune e, a tratti debilitante, colpisce il 15% della popolazione adulta. E’ caratterizzata da fastidio o dolore addominale in termini di tenesmo, gonfiore o spasmi, associati ad alterazioni dell’alvo intestinale ed accompagnati ad un atipico aumento o drastica riduzione della frequenza di evacuazione. L’andamento è cronico, con carattere fluttuante e fasi in cui la sintomatologia si riacutizza, ad esempio, in corrispondenza di eventi stressanti di tipo fisico o psichico.
Le cause sono molteplici e, nello stesso individuo, la sindrome non è riconducibile ad un singolo fattore scatenante. A tal proposito, la comunità scientifica ipotizza da tempo una stretta correlazione fra stress e IBS. Tuttavia accanto ai fattori psico-sociali trovano ampio spazio anche i fattori biologici come la predisposizione e la suscettibilità individuale, alterazioni della motilità del tratto digestivo, la sensibilità dei visceri, la percezione soggettiva del dolore, la flora batterica ed infezioni intestinali. A complicare il tutto vi possono essere anche intolleranze ed allergie alimentari, l’utilizzo cronico di farmaci (es. anti-infiammatori o antibiotici) che possono avere un ruolo nel determinare e perpetuare la presenza dei sintomi.
Quando il cervello ha un grosso problema, lo vuole risolvere costi quel che costi. Per questo necessita di tanta energia che prende in prestito dall’intestino. Intestino e cervello affrontano insieme, in una grande alleanza, l’emergente problematica e con spirito collegiale l’intestino risparmia energia nella digestione e riduce la propria irrorazione sanguigna. Attenzione però a non approfittarne della troppa bontà dell’intestino! Questo sistema, definito in gergo come asse intestino-cervello, non può essere attivato e stimolato troppo a lungo. Un’irrorazione sanguigna insufficiente e un assottigliamento della mucosa indeboliscono le pareti intestinali; e allora è possibile che ci sentiamo male, improvvisa urgenza di correre in bagno per evacuare, siamo fiaccati e inappetenti o, di contro, avvertiamo quella atipica sensazione di non aver svuotato completamente le feci dal retto fino ad attraversare lunghi periodi di stitichezza.
Un interessante esperimento condotto da un gruppo di ricercatori ha confermato l’esistente relazione fra intestino e cervello. Nel corso dell’esperimento, i ricercatori gonfiarono un piccolo palloncino nell’intestino di un campione di volontari osservando, al contempo, le immagini ecografiche dell’attività cerebrale. Nelle persone che non soffrivano di disturbi intestinali, l’immagine del cervello era normale e priva di componenti emotive evidenti. Nel paziente affetto sindrome da colon irritabile, il palloncino innescava chiare attività in una zona emozionale del cervello in cui di solito vengono elaborati i pensieri negativi.
Tuttavia, la sindrome trova la sua denominazione nella parola “irritabile” in riferimento ad una spiccata sensibilità delle fibre nervose localizzate a livello delle pareti intestinali le quali comunicano, mediante segnali elettrici, con precise aree cerebrali. Ciò significa che anche condizioni normali che possono stimolare l’intestino (ad es. mangiare un copioso pasto, ciclo mestruale o essere sotto tensione nel posto di lavoro), nelle persone affette da sindrome del colon irritabile si verifica una risposta esagerata con un accentuazione dei sintomi suddetti. Pertanto i nervi ed i muscoli dell’intestino diventano più attivi causando diarrea, gonfiore, dolore e sconforto addominale. Se le contrazioni muscolari sono scoordinate o diminuite, esse determinano un rallentamento della progressione delle feci nel colon con conseguente insorgenza di stitichezza. All’opposto, se le contrazioni muscolari sono coordinate ma notevolmente aumentate, le feci possono avanzare più rapidamente attraverso il colon con la comparsa della diarrea.
Hai il cervello nell’intestino? Non scoraggiarti!
Le strategie terapeutiche da mettere in atto sono differenti e ti aiuteranno a cambiare il tuo stato d’animo e la tua vita sociale. La cura della sindrome del colon irritabile inizia dall’accettazione consapevole del disturbo e dal porre ordine nella tua alimentazione sbarazzandoti di brodaglie o minestre, piuttosto asciugando il cibo mediante adeguata cottura ed evitando gli alimenti che per definizione fermentano nell’intestino (FODMAP – Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides and Polyols) causandone la tipica sintomatologia.