Se esiste un peso ideale non corrisponderà alle ultime due cifre della nostra altezza, non sarà lo stesso peso della nostra coetanea o migliore amica e non sarà quel numeretto statisticamente riportato nelle tabelle dei LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana).
Ma è possibile identificare un peso ideale per ognuno di noi?
Se dovessi attenermi alla teoria di un qualsiasi manuale di nutrizione vi potrei dire che è piuttosto semplice decifrarlo e corrisponderà all’indice di massa corporea, o BMI, derivante dal rapporto fra il peso e l’altezza al quadrato del soggetto in causa. Identificherete un valore che cadrà all’interno di un range ben preciso e rappresentativo del vostro stato nutrizionale. Un indice compreso fra il 18,5 e il 24,9 corrisponde al normopeso, a differenza del sovrappeso rappresentato da un indice compreso fra 25,0 e 29,9 fino a raggiungere l’indice di obesità, più o meno grave, superato il valore 30,0. Ma il BMI non descrive il nostro stato nutrizionale nella sua complessità, non dice assolutamente nulla di noi e non ci aiuta a capire, dal punto di vista antropometrico, la distribuzione quantitativa della massa grassa (FM) e massa magra (FFM) o lo stato di idratazione e/o massa cellulare attiva (BCM); allo stesso modo possiamo affermare con certezza quanto lo stesso BMI trascuri la clinica del soggetto ed eventuali alterazioni ormonali o metaboliche.
Per fare un esempio: immaginate di eseguire il controllo del peso corporeo rispettivamente ad un soggetto con obesità di primo grado e ad un culturista, valutereste mai l’eventualità di trovare lo stesso numero sulla bilancia? Probabilmente no, e invece è ciò che accade. I due soggetti, pur avendo una composizione corporea visibilmente differente si ritroveranno ad avere lo stesso peso sebbene l’atleta avrà una percentuale di massa magra molto più alta del soggetto con obesità, alla stregua della massa grassa per quest’ultimo. Per questo motivo, in dietetica, non è sufficiente soffermarsi solo ed esclusivamente sul peso corporeo piuttosto è utile associare altri metodi strumentali di valutazione come la plicometria o l’analisi bioimpedenziometrica.
Tuttavia chi ha problemi di sovrappeso è spesso tormentato da un solo numero, di gran lunga superiore al peso di partenza, da voler raggiungere e vantare in una società in cui il peso ideale è spesso accostato al significato infondato quanto fuorviante di peso estetico. Uno studio condotto sul concorso Miss America ha confermato il fenomeno sviluppatosi negli anni ’60 in cui si era diffusa fra le aspiranti fotomodelle del territorio una malsana abitudine: ridurre il peso corporeo bramando l’esempio della fotomodella Twiggy, di popolarità internazionale, ed essere sempre più magre. Tutto questo ha influenzato i canoni di magrezza della stessa popolazione, portando sempre più all’estremo il simbolo della bellezza associato all’eccessiva perdita di peso. Il peso estetico rappresentava in alcuni casi la perdita del 15% rispetto al peso ideale, obiettivo del tutto improponibile!
Ma varrà davvero la pena combattere in maniera universale questa guerra contro l’eccesso del peso? Direi di sì ma a condizione che si scenda in campo deponendo le armi d’attacco e impugnando le armi della difesa della nostra salute, allontanando le patologie nemiche del nostro benessere e proteggendoci da eventuali rischi. Dunque il monitoraggio strumentale a volte potrebbe non essere necessario, scendi della bilancia e punta l’attenzione su altri aspetti più importanti della tua alimentazione, soffermati sugli eccessi o sulle scelte nutrizionali, concentrati sul migliorare abitudini inconsapevolmente sbagliate. Il più delle volte quel numero ideale al quale aspiriamo non si adatta al nostro stile di vita, il peso attuale potrebbe non rispecchiare esattamente una vita a dieta e, al contrario, sarà solo un indice matematico, indipendente da variabili, che offusca la vostra persona, la vostra convivialità, la vostra spinta salutistica e soprattutto non risolverà quell’inspiegabile conflittualità a tavola.
Ma allora, evitiamo di rincorrere stereotipi o formule di calcolo del perfetto normopeso insieme ad obiettivi spesso irraggiungibili e mortificanti; l’unico obiettivo possibile prende il nome di peso ragionevole riferito ad uno stato di equilibrio della propria salute al quale il soggetto tenderà nel lungo termine. Se il fine ultimo è quello di stare meglio evitando condizioni di infiammo sistemico silente spesso scatenato da continue diete fortemente restrittive alternate a periodi di iperalimentazione, è utile ricalibrare i nostri obiettivi e valutare opportunamente i rischi e i benefici di una perdita di peso. Il peso ragionevole, inoltre, è quel peso che corrisponderà ad un corpo, e ad una mente, che non ha bisogno di contare le calorie per concedersi un gelato a merenda, non si sentirà in colpa per un eccesso di carboidrati piuttosto inizierà ad ascoltare maggiormente la propria sazietà e ad interpretare i segnali della fame senza mai sottovalutare i fattori di rischio correlati ad uno stato nutrizionale di importante sovrappeso od obesità.
Alla fine non servirà più una bilancia a giudicare il vostro stato nutrizionale ma basterà mettere al primo posto il proprio stato di salute per essere costantemente nel vostro peso ragionevole.
FONTI
Perdere peso senza perdere la testa – Riccardo dalle Grave
Report of WHO. Consultation on obesity (1997). Obesity preventing ana managing the Global epidemic. Geneva: World Health Organization.