“Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima. A volte molto, molto prima. Sono bastate poche parole: probabilmente suo figlio è autistico”.
Inizia così quello speciale Viaggio raccontato nel libro, sotto forma di diario, “Se ti abbraccio non aver paura” dell’autore Fulvio Ervas. Una storia realistica che ha come protagonisti un padre e suo figlio autistico, Franco e Andrea che intraprendono un viaggio che parte da molto lontano, un viaggio dentro al loro viaggio che si dirama su molteplici direzioni: il viaggio inseguendo terapie, il viaggio interiore di un padre, il viaggio dentro al mondo inesplorato e per certi versi sconosciuto dell’autismo che ha inizio con una diagnosi confermata. E il viaggio dentro Andrea, un ragazzo di 17 anni che non ha difese, non ha barriere, assorbe tutto come una spugna e basta guardarlo per capire che ha un’intimità diversa, tutta sua, con la realtà. Una realtà disconnessa, quasi assente, con la quale mettersi in contatto è veramente difficile, la sua comunicazione risulta limitata alla pronuncia di parole secche e le sue risposte risuonano meccaniche riprendendo parte della domanda.
Quello che lascia trapelare è chiaro, è l’alchimista che distilla poche parole ma un grande eco: “Bisogna solo imparare a sentire”.
Ecco, questo diario è il risultato di una grande forza, di un grande coraggio, quello di un genitore che, in un giorno qualunque, si è visto crollare il mondo addosso quando la diagnosi è arrivata come un fulmine nel suo cielo sereno.
E’ l’esempio di come tutti, nella nostra vita possiamo incontrare un momento di difficoltà, possiamo fare i conti con la malattia e la disabilità, e restarne totalmente impreparati.
Si, perché certi “verdetti” non sono acqua fresca che ci scivola addosso ma logorano dentro, frammentano piano piano, uccidono.
Non è come tagliare l’erba con la convinzione che poi ricrescerà.
Trasformano l’esistenza dell’individuo modificando le relazioni familiari e sociali, turbano l’identità, gli abituali ritmi di vita vengono stravolti e in alcuni casi interrotti e si entra in uno stato di crisi sia col mondo esterno che con il proprio corpo e vissuto.
E’ vita che passa davanti agli occhi in una frazione di secondo, si scatenano vere e proprie tempeste emozionali: è paura, è dolore, è rabbia e frustrazione, è incomprensione e isolamento, è incredulità. E’ tutto.
“Funziona che la vita sta tutta sotto una grande curva a campana, con al centro disturbi comuni e ai lati stravaganze d’ogni sorta. La vita è diluita nel mezzo e troppo densa ai lati. La vita è imperfetta, ma ha una sua forza.”
In situazioni come queste, in cui eventi drammatici e difficili o malattie irrompono nella nostra vita, non è semplice saper gestire il carico emotivo che comportano, ci si sente smarriti e disorientati. Si affollano nella mente una serie di inutili e dannosi sensi di auto-consapevolezza e vittimismo che non aiutano a rispondere a quelle pressanti domande: Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Perché proprio a me?
A tal proposito, il libro vuole dare un chiaro e vero esempio di come, a volte, tutto il dolore possa tramutarsi in forza e coraggio. Un invito a non mollare, a non arrendersi ma a combattere senza avere la paura di farsi vedere per quello che siamo, fragili e umani. Fondamentale è cercare di vedere verso una nuova prospettiva senza lasciarsi sopraffare dal dolore ma iniziare a conviverci preparando un “piano di sopravvivenza”.
Questo è quello che ha fatto un padre, ha lottato per e con suo figlio con coraggio, ha stravolto la sua vita, ha messo in pratica il loro piano di sopravvivenza e sono andati lontano, molto lontano. Affrontando un fantastico viaggio attraverso l’America che ha permesso loro di incontrarsi e fondersi con le etnie e con i costumi più variegati del continente, nonostante le difficoltà di Andrea il quale è consapevole del suo stato di salute e presenta alcuni momenti di lucidità in cui arriva ad affermare di essere “un uomo imprigionato nei pensieri di libertà”. Il tutto accompagnato dal significato profondo, reale e metaforico del gesto di un “abbraccio”. Perché i legami sono fondamentali, rappresentano un forte sistema di supporto. Avere accanto familiari, amici ma anche figure professionali alle quali possiamo rivolgerci per un confronto di ascolto e supporto è fondamentale. Punto di forza è l’Amore definito come la migliore medicina che crea, insieme al resto, le condizioni ideali per innescare una ristrutturazione positiva del sé.
“Se ti abbraccio non aver paura” è un’avventura grandiosa, difficile, imprevedibile.
Come Andrea.
“La speranza è un essere piumato che si posa sull’anima, canta melodie senza parole e non finisce mai”.