PROCRASTINAZIONE E ADHD IN ETA’ ADULTA

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Il deficit di attenzione e iperattività (dall’inglese ADHD) è un disturbo del neurosviluppo che, a seconda delle dimensioni coinvolte nel quadro clinico, si distingue in deficit inattentivo, iperattivo-impulsivo o combinato con sintomi che appaiono in età scolare e interferiscono con il funzionamento o lo sviluppo dell’individuo (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, DSM-IV TR). Trattandosi di un disturbo infantile, i comportamenti associati possono modificarsi nel corso della vita, al variare dell’età; tra i diversi comportamenti manifesti in età adulta si riscontrano la mancanza di attenzione, difficoltà di pianificazione, eccessiva distraibilità, tendenza a procrastinare attività impegnative e ripetitive, irrequietezza o difficoltà a rispettare i turni in fila e nelle conversazioni. Recenti studi hanno dimostrato che nella progressione psicopatologica del deficit ADHD, l’espressione clinica in età adulta coinvolge maggiormente i sintomi inattentivi piuttosto che quelli iperattivi/impulsivi, che diventano in genere più interiorizzanti adducendo spesso noia e labilità affettiva.  Sembra infatti che quest’ultimi siano meno manifesti tra la popolazione ADHD adulta rispetto agli altri sintomi; nell’adulto pertanto ciò che è più evidente è una bassa capacità di mantenere la concentrazione su un compito per un tempo prolungato, facendosi facilmente distrarre da un flusso di pensieri non correlati con l’attività in corso. Di conseguenza, questo comporta dimenticanze, disorganizzazione e procrastinazioni di impegni e di compiti rendendo invalidante la gestione della vita quotidiana. 

IL CONCETTO DI PROCRASTINAZIONE 

Con procrastinazione si intende un comportamento attraverso cui vengono intenzionalmente ed assiduamente rimandati compiti che si erano già pianificati. La decisione di rimandare delle attività che sarebbe meglio svolgere nell’immediato è associata alla percezione negativa che si ha del compito stesso innescando pensieri ed emozioni avverse che allontanano l’individuo dal mantenimento degli impegni in tempi funzionali e soprattutto in modo inadeguato rispetto alla situazione. La procrastinazione è un fenomeno molto diffuso e investe l’intero modo di vivere della persona, coinvolgendo e invalidando più aree della vita quotidiana. I motivi alla base della procrastinazione hanno tutti un rinforzo comune del comportamento stesso ovvero la sensazione di piacere che l’individuo percepisce nel momento in cui sposta la sua attenzione su un’altra attività meno urgente e più piacevole. Tra i motivi alla base della procrastinazione vi è una bassa gestione dello stress connesso allo svolgimento del compito, difficoltà a stimare adeguatamente il tempo necessario e a stabilire delle priorità, paura di fallire e di essere giudicati male dagli altri, scarsa motivazione e ricerca costante del piacere. Diverse ricerche hanno messo in evidenza come l’aspetto della procrastinazione sia una manifestazione trasversale a diverse forme di psicopatologia, svolgendo spesso anche un ruolo di mantenimento delle stesse; tra queste vi è il disturbo d’ansia, la depressione, il disturbo ossessivo-compulsivo, l’ADHD, i disturbi di personalità borderline, narcisisti o antisociali. 

L’ASPETTO DELLA PROCRASTINAZIONE NELL’ADHD IN ETA’ ADULTA 

La procrastinazione, pur afferendo a più disturbi, all’interno dei comportamenti del Deficit di Attenzione e Iperattività, sembra essere tra quelli più rognosi e invalidanti. Gli studi sulla correlazione tra procrastinazione e ADHD sono molto recenti e tuttora in fase di approfondimento, ma sembrano convergere nell’idea che sia proprio la facile distraibilità a consolidare il procrastinare di attività considerate ripetitive, noiose o poco gradevoli comportando conseguenze sul piano lavorativo, accademico e relazionale in genere. Il basso controllo di sé e la difficoltà a mantenere la concentrazione su un compito per un tempo prolungato, fa sì che l’individuo sia facilmente distratto da un flusso di pensieri e di azioni non attinenti al compito ma che, il relativo soddisfacimento, evocano maggiore appagamento rispetto al compito pianificato. La procrastinazione è pertanto associata con l’emozione positiva che si attiva quando qualcosa non viene svolto rinforzando ciò che invece è un comportamento disfunzionale, ovvero l’allontanamento da un’attività da eseguire, sottostimandone il tempo a disposizione. A livello neurobiologico infatti, i soggetti affetti da ADHD presentano un’ipoattivazione di specifiche vie cortico-cerebellari deputate al controllo inibitorio, nonchè a funzioni superiori inerenti la capacità di pianificazione e di problem solving, e una maggiore sensibilità agli stimoli concreti da parte del sistema limbico i cui impulsi richiedono un’immediata soddisfazione. Ciò genera, a livello comportamentale, frequenti dimenticanze, poca consapevolezza dello scorrere del tempo, disorganizzazione personale e difficoltà a programmare obiettivi di lungo termine e sul piano emotivo, molta insofferenza, frustrazione e spesso irritabilità. Di conseguenza, il paziente ADHD gestendo con difficoltà queste emozioni, tenderà a procrastinare gli impegni, non rispettare le scadenze, essere in ritardo o essere sempre più impaziente verso specifiche situazioni, quali rispettare il proprio turno in una conversazione o in una fila, durante la guida o dinanzi a qualsiasi evento reputato fastidioso o stressante.

IL RUOLO DELLA TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE NELLA GESTIONE DELLA PROCRASTINAZIONE 

Un comportamento procrastinante, se non viene consapevolmente riconosciuto, tende ad entrare in un circolo vizioso che si autoalimenta continuamente fino a compromettere il benessere globale della persona. Accumulare e fronteggiare più impegni rimasti in sospeso infatti può generare oppressione, vergogna e senso di colpa oltre che un’eccessiva stanchezza e preoccupazione; risulta pertanto fondamentale riconoscere queste emozioni e prevenire valutazioni su di sé svalutanti e inefficaci. La terapia cognitivo-comportamentale è risultata negli anni essere un approccio alquanto funzionale nel proporre interventi per contrastare questa tendenza comportamentale. Considerato che alla base della procrastinazione vi sono predisposizioni personali, aspetti relazionali, motivazionali e neurobiologici non è semplice disinnescare completamente questo meccanismo che nel corso della vita può essere diventato automatico, ma una riduzione di tali dinamiche permette con molta probabilità di promuovere modalità di funzionamento alternative e più efficaci.  Tra gli obiettivi che si pone la terapia cognitivo-comportamentale vi è quello di aiutare la persona a riflettere sui pro e i contro della procrastinazione in termini di conseguenze personali e sociali, attraverso un percorso che permetta non solo di comprendere i pensieri automatici che la sostengono, ma anche di individuare strategie utili a riconoscerli per poi monitorarli con lo scopo di sostituire tali pensieri con altri più adattivi.  Favorire una presa di consapevolezza di ciò che si può fare o non si può fare nell’arco della giornata e monitorare gli ostacoli cognitivi e comportamentali che hanno alimentato la tendenza a procrastinare, risultano così fondamentali per supportare la persona verso una migliore pianificazione degli impegni, iniziando un’attività con un’adeguata stima del tempo a disposizione e un miglior controllo di sé e delle distrazioni.  

BIBLIOGRAFIA

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G. Migliarese, V. Venturi, Y.L. Reibman, C. Mencacci, ADHD NEGLI ADULTI, UN MODELLO PER L’INTERVENTO PSICOEDUCATIVO, Erikson editore, 2023

M. R. Basco, PRIMA O POI LO FACCIO! VINCEVERE LA PROCRASTINAZIONE E SMETTERLA DI RIMANDARE SEMPRE, Erikson editore, 2018

C. Salvatori (2017), “Se Non Ora Quando? Procrastinazione:Origine E Trattamento”, Cognitivismo clinico 14,2,93-113

Klinger E (1996). The contents of thoughts: Interference as the downside of adaptive normal mechanisms in thought flow, Cognitive interference: Theories, methods, and findings. By Irwin G. Sarason, Gregory R. Pierce, Barbara R.,Sarason., Lawrence Erlbaum Associates, Inc., Reprinted 2009 by Routledge

D. La Barbera, L. Sideli, C. Mistretta, C. Sartorio, G. Grillo (2009), “Attention deficit/hyperactivity disorder and borderline personality disorder: Differential diagnosis and comorbidity from childhood to adulthood”, Giornale Italiano di Psicopatologia;15:250-268 – https://www.researchgate.net/publication/285838558 

MARIA CRISTINA ORSI

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