Il divorzio è un evento paranormativo che traumatizza tutte le aree del legame, essendo un processo intrapsichico, di coppia, familiare e sociale. Il legame deve essere considerato come una classe di relazione comprendente due aree: l’area delle relazioni interiorizzate, ovvero le rappresentazioni del legame con le figure genitoriali e con gli adulti di riferimento e l’area delle relazioni familiari, che comprende una triplice differenziazione tra le famiglie d’origine di padre e madre, tra i sessi e tra le generazioni. E’ su questa triplice differenza che si fonda l’identità delle relazioni familiari.
Il patto coniugale impegna e vincola reciprocamente la coppia che lo stipula, poiché si basa su tre legami fondamentali: coniugale, genitoriale e intergenerazionale. Esso si fonda su un duplice processo: da un lato il patto dichiarato, di impegno e reciprocità solidale, rappresenta un ideale di famiglia sana; dall’altro il patto segreto, un aspetto celato, rappresenta la vera dimensione intima di coppia, un sistema di valori e credenze condiviso esclusivamente da quella coppia.
Le coppie che arrivano alla fine del patto riescono a sciogliere più facilmente il patto dichiarato a livello dell’impegno, mentre incontrano maggiori difficoltà rispetto alla fine del patto segreto. La conseguenza di ciò è il legame disperante, per cui uno dei membri non riesce a smettere di sperare in quel legame. Chi lascia è assalito da sentimenti di colpa e di vergogna, mentre chi è lasciato da sentimenti di abbandono, rifiuto e smarrimento.
In presenza di figli il compito sembra ancora più critico, poiché un figlio può prescindere dai singoli genitori e dal loro patto, ma non dalla qualità del loro legame genitoriale. La ricerca indica come i figli di coppie divorziate abbiano una maggiore difficoltà a gestire un legame di coppia se i genitori non avevano integrato in modo costruttivo il nuovo legame: non più coniugale, ma genitoriale (Hetherington, 1993).
Nell’approccio relazionale-simbolico della famiglia (Scabini, Cigoli, 1991; Cigoli, 1992, 1997, 1998; Scabini, Cigoli, 1998) il divorzio è vissuto come una prova sostenuta dalla relazione, come se fosse un transito-passaggio-rituale che chiama in causa molteplici aspetti circostanti la coppia, le famiglie d’origine e il contesto sociale.
Quali sono le forme attraverso cui il patto coniugale finisce?
La fine del patto comprende quattro forme differenti:
– Fallimento dell’incastro, caratterizzata per la contraddittorietà tra patto dichiarato e patto segreto: le persone danno per scontato il patto dichiarato e non riescono a integrare il patto segreto. Ogni coniuge cerca di imporre all’altro il proprio bisogno e lo considera come compagno-coniuge solo se soddisfa le proprie necessita? affettive. Anche con la nascita di un figlio i coniugi mettono in atto tentativi di triangolazione familiare, piuttosto che perseguire un obiettivo comune nella responsabilità e nell’impegno reciproco di crescere il proprio figlio:
manca la mutualità (Lyman Wynne, 1993), ovvero quel tenersi per mano nell’esplicare un compito comune;
– Esaurimento del compito assegnato al legame, in questo caso l’incastro tra patto dichiarato e
patto segreto è riuscito, ciò che è fallito è il rilancio del patto. L’impossibilità di rilanciare il patto coniugale causa l’esaurimento del compito intrinseco al legame a livello del patto segreto, più che al livello del funzionamento familiare. Se l’esaurimento del compito è percepito da entrambi i coniugi essi si sosterranno reciprocamente, soprattutto per la gestione del legame generazionale, senza, tuttavia, negare il dolore; mentre coloro che non sono consapevoli dell’esaurimento del compito vivono la fine del rapporto come intollerabile, generando una lotta disperata tra ex-coniugi;
– Evento critico sconcertante, questa tipologia di divorzio avviene solitamente a ridosso dell’attesa e della nascita di un figlio. La trasformazione che un figlio comporta nella relazione coniugale, in quanto terzo, è in grado di far saltare il patto. Tuttavia, l’avvenimento sconcertante può anche riferirsi all’incontro con una terza persona da parte di un membro della coppia: il patto stipulato con questa persona entra in conflitto con quello coniugale, pertanto porta quasi sempre al divorzio come epilogo.
– Debolezza di pattuizione, in questa tipologia è il patto dichiarato ad essere poco considerato. Possiamo parlare di un attacco della coppia alla continuità della propria intimità, la noia e il dolore diventano l’ingrediente principale del legame (ad esempio coppie sposate che accettano come patto segreto lo scambio di coppia ed eventuali rispettivi amanti). La debolezza è sottolineata dal fatto che basta l’attribuzione all’altro di qualche difetto o limite per far saltare il patto coniugale.
Uno degli obiettivi della terapia sistemico familiare è quello di venire incontro alle esigenze e ai bisogni della famiglia provata dal divorzio, tramite l’incoraggiamento del rapporto tra la gestione della fine del patto e il legame generazionale che si trova al centro del conflitto durante la separazione. E’ necessario, in questo passaggio, tenere conto della differenza dei contesti nella famiglia divisa: è importante rinegoziare i confini familiari, soprattutto in presenza di figli, per non rischiare un’assimilazione o diniego degli stessi da parte di uno dei coniugi coinvolti.
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