“ Mi sento come se non sapessi realmente chi io sia. Sono la persona che ha reagito, pensato e sentito come oggi? O sono la persona che lo ha fatto in modo opposto pochi giorni fa? Come reagirò domani? Chi sono?”
Come Psicoterapeuta mi capita spesso di imbattermi in questo tipo di vissuto, raccontatomi dalle persone che incontro in studio e che per velocità di comprensione dei ruoli chiamerò pazienti.
Quando un paziente mi descrive in questi termini la confusione e incertezza sulla propria personalità, da Psicoterapeuta della Gestalt so di trovarmi dinanzi al “conflitto tra polarità”.
Dal latino polus = estremità di un asse, sinonimo di opposizione e di contrario, due opposti uniti da una continua reciprocità, le polarità rappresentano istanze psicologiche e personologiche, modi di essere e di fare, modi di percepire l’ambiente, le quali pur sembrando contrapposte e inconciliabili, coabitano la stessa persona.
Di frequente le polarità anziché convivere in un dialogo armonioso sono in conflitto, ciò vuol dire che la persona ha creato una immagine di sé idealizzata, frutto di esperienze e vissuti, per cui ha deciso che alcuni di questi poli debbano essere censurati, annullati, poiché inaccettabili o non utili, mangiati e fagocitati dai poli loro opposti ritenuti invece accettabili e utili.
Il risultato è la fissazione rigida su un carattere ridimensionato rispetto al suo reale potenziale, su una personalità ridimensionata rispetto alla sua reale portata.
Tuttavia le polarità inespresse e chiuse a chiave in angoli bui continuano a premere per venire fuori, e più saranno inascoltate più lo faranno nei modi meno delicati. Si manifesteranno portando la persona verso il senso di colpa e verso la fatidica domanda “chi sono io?”.
A tal proposito Zinker distingue fra polarità “ego-sintoniche”, o accettabili alla coscienza di sé, e polarità “ego-aliene”, o inaccettabili al Sé.
“Spesso – egli afferma – il concetto di Sé esclude la dolorosa consapevolezza di forze polari dentro di noi. Preferisco pensarmi brillante piuttosto che scialbo, aggraziato piuttosto che goffo, dolce piuttosto che duro, gentile piuttosto che crudele”.
Ovvio è che il processo che porta allo stabilire cosa di noi sia accettabile o no, risenta dell’influenza e del condizionamento di ciò che è accettabile o no nel proprio contesto familiare e sociale e di appartenenza.
Sino a quando le polarità sono in conflitto ed alcune di esse non sono coscientemente accettate si ha la sensazione di non avere una immagine e una figura intera di sé stessi, ci si sente frammentati e spezzati.Questa tematica, metaforicamente e su livelli differenti è spalmata ovunque nella storia di molte discipline, cito tre esempi:
- Il concetto di Ombra nella psicologia junghiana, laddove, semplificando di molto il discorso, l’ombra rappresenta il lato sconosciuto di sé stessi, include tutto ciò che è al di fuori della luce della coscienza e può essere positiva o negativa, sono gli aspetti di sé che si tende a rifiutare.
Il rifiuto anche di aspetti positivi è legato ad esempio ad una bassa autostima.
Il lavoro terapeutico gestaltico consiste innanzitutto nel sedare il forte giudizio di negativo e positivo, sospendere il giudizio qualitativo per aprire le porte al processo di accettazione.
“[Se e quando] un individuo fa un tentativo di vedere la sua ombra, egli diventa consapevole (e spesso si vergogna di) quelle qualità e impulsi che nega in sé stesso ma può chiaramente vedere negli altri.”
- Nello “Strange Case of Dr Jekyll and Mr Hyde, 1886”, lo scrittore Robert Louis Stevenson segna un impatto universale nella storia, infatti la definizione Jekyll e Hyde entra nel linguaggio comune indicando una persona con due distinte personalità, una buona e una malvagia, ma possiamo ampliare il concetto alla distinzione tra una personalità nota e una imprevedibile di un individuo, diventando così in ambito psicologico metafora dell’ambivalenza e contraddizione del comportamento umano.
“…Ogni giorno, e secondo i due impulsi del mio animo, morale e intellettuale, io mi avvicinai così a quella verità, la scoperta parziale della quale mi ha trascinato a una così orribile catastrofe: e cioè che l’uomo non è in verità unico, ma duplice…
…posso osare prevedere che infine l’uomo verrà riconosciuto come un risultato di molteplici , incongrui ed indipendenti entità…
…se ciascuno di essi, dicevo a me stesso, potesse solamente essere riposto in identità separate, la vita sarebbe alleviata di tutto quanto ha d’insopportabile; l’ingiusto potrebbe andarsene per la sua strada, liberato dalle aspirazioni e dal rimorso del suo gemello più onesto; e il giusto potrebbe camminare tranquillo e sicuro per la sua strada elevata, compiendo il bene in cui trova il suo piacere. Non più esposto alla vergogna e al pentimento a causa del male a lui estraneo. Era la maledizione del genere umano, il fatto che quei due elementi contrastanti fossero così legati insieme, che nel senso agonizzante della coscienza, questi due poli dovessero essere in continua lotta…
…gli esseri umani, così’ come noi li incontriamo sono un miscuglio di bene e di male…”
- A proposito del suo romanzo “Il visconte dimezzato”, Italo Calvino così rispose in una intervista:
“…avevo questa immagine di un uomo tagliato in due ed ho pensato che questo tema dell’uomo tagliato in due, dell’uomo dimezzato, fosse un tema significativo, avesse un significato contemporaneo: tutto ci sentiamo in qualche modo incompleti, tutti realizziamo una parte di noi stessi e non l’altra.”
Appare visibile quanto tale tematica rimanga sempre contemporanea nonostante il trascorrere del tempo, difatti tornando al presente e alla Psicoterapia della Gestalt, quando incontro il conflitto tra polarità nel paziente, so che la direzione da prendere insieme è di accompagnare la persona che ha totalmente e idealmente aderito ad un polo, nel viaggio di incontro e dialogo con il polo opposto e censurato, e a tal fine la tecnica delle fantasie guidate e della immaginazione attiva offre un ottimo supporto.
L’incontro e il dialogo tra le due polarità, attraverso l’esercizio di immaginazione, rappresenta un inizio di allenamento, che dovrà essere poi intensificato gradualmente e trasferito nella vita quotidiana, è che ha come obiettivo l’integrazione delle polarità, dunque l’integrazione della persona.
Integrare significa mediare tra le due polarità, permettere ad entrambe di conoscersi e riconoscersi, coesistere e aiutarsi a vicenda, mantenendo la loro diversità.
Esatto, due polarità possono rispettarsi e aiutarsi nello smussare le rispettive esagerazioni, essere quindi reciprocamente utili al raggiungimento di un punto di equilibrio che permette alla persona di bilanciare in modo armonioso i suoi differenti modi di essere, percependosi finalmente a figura intera.
Per Zinker “la persona è sana quando è un cerchio completo, quando cioè possiede migliaia di polarità tra loro integrate ed è consapevole della maggior parte di esse, riuscendo ad accettare anche quelle che la società disapprova. Il fatto che una persona non provi essa stessa alcune polarità e tuttavia le renda oggetto sofferto della sua consapevolezza costituisce un elemento inconfutabile di salute mentale e di forza interiore”.
Dott.ssa Selene Anna Paolo
Psicologa e Psicoterapeuta della Gestalt.
Bibliografia e sitografia:
– Istituto di Gestalt H.C.C, Italy international trainings, www.gestalt.it;
– Cavaleri P.A., (2003). La profondità della superficie. Percorsi introduttivi alla Psicoterapia della Gestaalt, Milano: Franco Angeli;
– C.G. Jung, Psicologia dell’inconscio, Bollati Boringhieri, Torino, 1983;
– Il gusto dei contemporanei, Quaderno n.3, Italo Calvino;
– Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde, Robert Louis Stevenson, Bur, 2006.