Ai nostri giorni, sono molteplici le motivazioni che spingono donne ma anche uomini (in numero notevolmente crescente) alla continua ricerca del miglioramento di se stessi o di alcune parti del proprio corpo, soprattutto l’aspetto estetico e la pelle, ovvero il nostro biglietto da visita nelle relazioni sociali.
Se fino a poco tempo fa le ricerche in campo sociale si sono orientate sull’influenza dei mass-media e dei modelli perfetti, come ad esempio la cultura del corpo perfetto e sempre giovane, la cultura della giovinezza eterna e della perfezione a tutti i costi, attualmente l’intervento della psicologia clinica all’interno delle ricerche in ambito sociale e pubblicitario ha proposto un’altra dimensione di indagine: l’inconscio. Se non lo intendiamo soltanto in termini psicoanalitici, il mondo interno ci svela molti tratti della personalità che caratterizzano il comportamento di una persona, i suoi modi di essere e di relazionarsi con gli altri e con il mondo circostante. Lavorando nel campo della chirurgia estetica emergono spesso motivazioni che spingono a interventi per la modificazione di alcune parti del proprio corpo a causa delle quali si è stati spesso vittime di bullismo in età adolescenza: motivazioni che non vanno giudicate ma comprese, analizzate e utilizzate ai fini benefici della persona che si rivolge ad un chirurgo plastico: quanta valenza ha nella mia vita il giudizio esterno e l’affermazione sociale per la mia autostima?
Un altro esempio che diverge notevolmente dal primo è quello della chirurgia estetica oncologica: che significato ha per una persona sottoposta ad interventi chirurgici deturpanti o terapie chimiche che hanno comportato in alcuni casi la perdita della femminilità?
O ancora, la ricerca spasmodica delle crema anti-aging; spesso c’è la corsa all’ultima crema miracolosa quando invece sarebbe opportuno avere una consulenza da parte di uno specialista nel settore per trovare il cosmetico adatto alla propria pelle e prendersi cura del proprio aspetto esteriore e specularmente anche interiore appagando i propri bisogni.
Che cosa è la psicologia estetica?
La psicologia estetica si propone di esplorare e analizzare il mondo della bellezza e del benessere in modo unitario e coerente (cosmesi, medicina e chirurgia estetica, ma anche moda, arte e architettura, life-style, psicowellness, etc), e di strutturare gli elementi fondanti di una nuova disciplina che ha la “mission” di occuparsi di come le persone sentono, pensano e aspirano all’armonia, al bello, al benessere individuale e sociale.
Perché la psicologia estetica è uno strumento indispensabile per capire il mondo della bellezza e del benessere? Per comprendere le scelte estetiche di ogni individuo, bisogna considerare la presenza di un mondo sommerso, fatto di bisogni, paure e desideri che, seppure non visibili, sono in grado di orientare scelte e comportamenti nella vita quotidiana. Dobbiamo, allora, ammettere che ciò che accade nel buio dei desideri e delle motivazioni più profonde deve essere considerato altrettanto importante di ciò che accade ‘alla luce del sole’ della realtà esterna.
In questo percorso di autoconoscenza, la prima tappa consiste nell’evitare di nascondersi dietro un’organizzazione mentale inflessibile e bloccata. La chiave che spiega l’insoddisfazione per la propria immagine corporea, infatti, risiede in una continua ‘narrazione’ autocritica negativa che orientando la mente verso pensieri ripetitivi, plasma una mente insoddisfatta, incapace di trovare un compromesso tra l’identità fisica percepita e la propria proiezione relazionale ideale.
La conoscenza della psicologia estetica e dei suoi strumenti operativi può rivelarsi estremamente utile per evitare che pensieri ed energie negative che si mostrano come disagi verso la propria immagine fisica, possano intossicare e rovinare l’esistenza.
Linee di confine tra benessere e malessere
Sentirsi poco desiderati e non amare il proprio corpo può scavare ferite profonde che si presentano come impedimenti quotidiani alla qualità della vita, alla libertà personale, all’esperienza dell’esistenza come dono e opportunità.
Per stare bene, infatti, è necessario confrontarsi con gli aspetti più oscuri dei propri desideri, alla radice della propria individualità psicofisica.
Tuttavia la linea di demarcazione tra ciò che fa bene al corpo e all’anima e ciò che invece è nocivo è sottile e molto spesso si tende ad assecondare comportamenti maladattivi di continua ricerca della perfezione ideale che mai sarà oggettivamente tangibile.
Questo ci porta a identificare elementi di psicopatologia che la psicologia estetica si trova ad affrontare nel percorso di ricerca del benessere psicofisico.
Quotidianamente nella cultura pubblicitaria si parla di modelli-narciso che vengono proposti come ideali di bellezza. Ma cosa si intende per narciso?
Il mito di Narciso è uno dei più conosciuti della mitologia classica ed il suo significato fa parte integrante della nostra cultura. Narciso, figlio della ninfa Liriope e del dio fluviale Cefiso, nel mito appare incredibilmente crudele, in quanto disdegna ogni persona che lo ama. A seguito di una punizione divina si innamora della sua stessa immagine riflessa in uno specchio d’acqua e muore cadendo nel fiume in cui si specchiava.
Dal mito prende spunto il narcisismo di cui si sente spesso parlare ma che in termini psicologici lo intendiamo con qualche appunto un po’ diverso.
L’immagine grandiosa del narciso rappresenta una proiezione di sé irrealistica e ideale atta a compensare un’idea di sé molto più modesta e fragile caratterizzata da debolezza e inferiorità.
Il narcisista fatica a riconoscere il proprio senso di inferiorità e fragilità, lo considera intollerabile e inconcepibile per cui alimenta una falsa convinzione di superiorità per non sentirsi potenzialmente debole.
Una persona con tratti narcisistici tende a ricercare questa perfezione ideale per nascondere la propria fragilità in quanto la considera una debolezza. Trattamenti estetici oltre ogni limite pur di colmare un vuoto interiore che sarebbe colmabile con la stima di se stessi e con l’affidarsi ad esperti della psiche, della pelle, dell’alimentazione.
Ancora, meno spesso sentiamo parlare di dismorfofobia…che parolone.
Mettiamo che ogni mattina, prima di uscire di casa dovessimo fare i conti con uno specchio che riflette un’immagine di noi inaccettabile. Puntualmente ogni giorno, da anni, in ogni riflesso, in ogni sguardo altrui, il nostro pensiero va subito a quel difetto.
La dismorfofobia esordisce durante l’adolescenza, periodo per eccellenza di grandi cambiamenti, in cui ciò che sono e ciò che vorrei essere diventano due entità spesso in conflitto dove il corpo gioca un ruolo chiave.
E’ attraverso il corpo che cerchiamo l’accettazione dei pari cercando di aderire ai canoni di bellezza dettati dalla cultura di appartenenza e che spesso sono lontani dalla realtà. E allora inizia il controllo, il desiderio di accettazione si fa sempre più forte e in maniera direttamente proporzionale aumenta l’attenzione verso quel difetto che ci impedisce di soddisfare il nostro desiderio.
Quindi questi soggetti perdono la visione d’insieme della propria immagine mostrando una attenzione selettiva al dettaglio e al particolare e una difficoltà di sintesi.
Da qui il passo alla ricerca miracolosa della modifica del particolare sbagliato del proprio corpo è breve.
Spesso si ricorre alla medicina estetica in modo inusuale, esagerato e con seri rischi per la salute fisica, alla modifica della propria alimentazione a discapito del metabolismo basale e in gravi casi anche alla morte per le conseguenze del superamento di ogni limite naturale.
Ascoltiamoci e amiamoci di più
Da quanto esposto sarebbe interessante porre l’attenzione su un messaggio importantissimo…..amiamoci …ma amarsi significa ascoltarsi dentro e ascoltare tutti i segnali che il corpo ci invia.
L’estetica appaga lo spirito e il corpo quando vengono soddisfatti i giusti bisogni che essi ci inviano.
Bibliografia
Bettini, E. Pellizer, Il mito di Narciso. Immagini e racconti dalla Grecia a oggi, Einaudi, 2003
Costa, L. Corazza, Psicologia della bellezza, Giunti, Firenze, 2006
Polipo, Psicologia dell’estetica. Istruzioni per una bellezza consapevole, Aipe, 2014