Quando si parla e si pensa alla relazione psicologo-paziente, si considerano subito tutte le emozioni, gli stati d’animo, le inquietudini e/o i problemi che una persona possa provare.
Di fatto, nella relazione psicologo-paziente, quello che viene subito vagliato è il problema che il paziente manifesta e, in funzione di ciò, lo psicologo si attiva e interviene, tramite le sue competenze, i suoi metodi e i suoi strumenti.
Ma, ci si è mai chiesto, cosa uno psicologo/a possa provare prima di iniziare un percorso/trattamento, cosa prova durante e alla fine?
Molto spesso questo aspetto emotivo viene sottovalutato o addirittura non considerato. È opportuno sottolineare e soffermarsi a considerare che, anche noi psicologi abbiamo le nostre paure, le nostre ansie e le nostre preoccupazioni. Infatti, molto spesso, ci chiediamo se possediamo le capacità di affrontare un determinato percorso, se siamo in grado di accogliere la richiesta pervenuta, se il nostro modo di intervenire sia efficace e efficiente.
Lavorare con le emozioni degli altri, è sì uno dei lavori più preziosi e unici al mondo, ma nello stesso tempo è impegnativo e richiede un costo emotivo non indifferente. Ogni emozione deve essere trattata con cura e rispetto. Ecco, quindi, perché noi psicologi non dobbiamo mai sottovalutare le nostre emozioni, positive o negative che siano; dobbiamo dare voce a ciò che proviamo e condividere le nostre perplessità e i nostri timori. Diventa, quindi, necessario il confronto con gli altri. Se, qualcosa ci blocca, nella relazione terapeutica, sarebbe necessario chiedere un confronto e un aiuto ad una/o nostra/o collega.
Ricordiamo che, noi psicologi lavoriamo e tocchiamo con mano le emozioni e i sentimenti altrui, ma, nello stesso tempo, bisogna anche fare i conti con le proprie emozioni.
Dott.ssa Martina De Donno
