Vi è mai capitato di imbattervi in uno di quei buffi post Facebook in cui si mettono a confronto gli stili utilizzati dal padre e dalla madre nel gioco con i propri figli?
Foto di mamme che fanno tenere coccole o attività pacate affiancate a quelle di papà che intrattengono i bambini nei modi più strampalati.
Immagini che fanno certamente sorridere, ma ancora più divertente risulterà sapere che, andando oltre le generalizzazioni e gli eccessi utilizzati per fini umoristici, un fondo di verità c’è.
Ad osservare e considerare scientificamente questo dato ci pensarono, infatti, già alcuni studiosi nella fine degli anni Settanta (Yogman et al., 1977): il loro studio verificò che i padri tendono a interagire fisicamente con i figli diversamente rispetto alle madri.
Fanno rumori ritmati per richiamare la loro attenzione e, durante i momenti di gioco, tendono ad alternare attività poco interessanti a giochi molto eccitanti per il bambino, con una continua alternanza di emozioni, mentre le madri durante il gioco tendono a mantenere una maggiore uniformità emotiva.
Anche le attività scelte si differenziano tra i genitori: le madri prediligono giochi più tradizionali, come leggere una fiaba, costruire giochi, disegnare, ecc. e i padri attività più scomposte (sollevare il bambino, rincorrersi, farsi il solletico, ecc.).
Con degli studi, si è notato che lo stile di gioco maggiormente “scatenato” utilizzato dai papà aiuta il bambino ad apprendere a riconoscere le emozioni e a controllarle, facendogli acquisire migliori abilità sociali, che si ripercuotono positivamente nel rapporto con i coetanei (MacDonald, K. E Parke, R.D., 1986).
Le ricerche evidenziano che questo tipo di gioco particolarmente interattivo dal punto di vista fisico risulta favorevole per lo sviluppo emotivo del bambino (con migliori rendimenti scolastici e rapporti con i compagni) solo se accompagnato da uno stile non direttivo e non coercitivo da parte del padre, che permetta al bambino di sentirsi incoraggiato a dirigere in parte lo sviluppo del gioco.