Ricordi il momento in cui hai imparato ad andare in bicicletta senza rotelle?
L’incertezza che gradualmente lascia il posto allo stupore, alla soddisfazione di avere sviluppato una nuova capacità e imparato a padroneggiarla? Magari un attimo dopo siamo anche caduti, ma quasi non lo ricordiamo. Ciò che si imprime nella nostra mente è il piacere di farcela, scientificamente chiamato senso di autoefficacia, ossia la percezione della propria competenza ed efficacia nello svolgimento di un’attività, di un ruolo o di una mansione.
Nella vita quotidiana, l’autoefficacia conduce a porsi obiettivi ambiziosi e a perseguirli con impegno, alimentata tanto dalla padronanza di esperienze quanto dall’osservazione di modelli, dalla persuasione sociale, da stati fisiologici e affettivi. La convinzione di riuscire nell’attività può tuttavia facilitare il raggiungimento di un obiettivo solo grazie all’intervento di un secondo fattore: la sensazione che i risultati ottenuti costituiscano il frutto del proprio impegno o siano per opposto attribuibili a circostanze esterne e incontrollabili.
I bambini con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sviluppano spesso una scarsa fiducia nella propria capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati; la ripetizione di esperienze frustranti a fronte dell’incremento degli sforzi profusi arriva a generare un conseguente calo della motivazione e dell’impegno investito nelle attività scolastiche.
Il tempestivo riconoscimento dei segnali che potrebbero suggerire la presenza di una difficoltà di apprendimento consente non solo di prevenire il disagio provocato da una diagnosi mancata, ma soprattutto di sostenere il bambino nella costruzione di una concezione positiva di sé, nella quale i limiti possano venire concepiti come risorse potenziali in attesa di venire padroneggiate.
Dott.ssa Corinna Avellis
Psicologa