ADHD e disturbi del sonno

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I soggetti con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) presentano spesso disturbi del sonno, tra cui sonnolenza diurna e/o anomalie del ritmo circadiano. Nonostante l’interesse di lunga data per la compresenza dell’ADHD e dei disturbi del sonno, la ricerca su questi due argomenti si è intensificata solo negli ultimi anni.

DIFFERENZE TRA FASCE D’ETÀ

È rilevante sottolineare che le evidenze emerse mostrano delle differenze tra i disturbi del sonno presenti in pazienti ADHD adulti e quelli presenti in pazienti ADHD bambini.

I disturbi del sonno sono presenti fino all’83% degli adulti con diagnosi di ADHD; maggiormente riscontrati rispetto alla popolazione generale sono: insonnia iniziale e fase del sonno ritardata (a causa di una ritardata secrezione di melatonina), una peggiore qualità del sonno, sonnolenza diurna ed eccessiva mobilità notturna (sindrome delle gambe senza riposo). La secondaria e cronica privazione di sonno, può ulteriormente determinare un peggioramento delle capacità attentive e dell’impulsività, oltre che produrre stress, compromissione delle attività diurne, depressione, ansia, peggioramento delle performance di lavoro o scolastiche. Problemi di salute secondari possono essere il rischio di obesità, malattie del sistema cardiovascolare, del sistema immunitario e cancro. Vanno inoltre considerati i fattori psicologici di mantenimento e amplificazione del sintomo, costituiti dalle distorsioni cognitive (“devo assolutamente dormire”, “non posso permettermi di non dormire”) e dal rimuginio che impediscono l’addormentamento e contribuiscono alla cronicizzazione del disturbo. È quindi possibile notare come vari disturbi del sonno accompagnano l’ADHD e di contro l’ADHD può essere sia la causa che la conseguenza di un disturbo del sonno. Sembra, inoltre, che il 40% degli adulti con ADHD ha un cronotipo serale e di contro, altri studi hanno sottolineato che il cronotipo serale della popolazione generale è spesso associato a sintomi che correlano con l’ADHD (per es. volubilità, impulsività e instabilità emotiva).

I bambini con ADHD mostrano una maggiore latenza iniziale del sonno poiché vi è una maggiore resistenza all’ora di andare a dormire, tempi di sonno minori misurati con l’actigrafia, una minore efficienza del riposo notturno, difficoltà al risveglio mattutino e un’eccessiva sonnolenza diurna. Si rileva nel bambino ADHD una maggiore prevalenza della sindrome delle gambe senza riposo. Esisterebbero delle differenze tra i diversi sottotipi di ADHD e disturbi del sonno: il sottotipo combinato e quello prevalentemente impulsivo/iperattivo, presenterebbero una maggiore durata del sonno rispetto al sottotipo prevalentemente disattento. Inoltre, quest’ultimo presenta sonnolenza diurna, insonnia iniziale, difficoltà nel mantenimento del sonno, roncopatia e terrori notturni rispetto al sottotipo iperattivo.

TRATTAMENTO

  • Farmacoterapia

I farmaci efficaci nel trattamento dell’ADHD sono gli stimolanti ma è ancora oggetto di discussione se tali farmaci possano determinare alterazioni del ciclo sonno-veglia nei pazienti trattati (aumento della latenza di addormentamento, aumento dei risvegli notturni, dissonnie) oppure determinare un miglioramento della durata e della qualità del sonno. Quando si ha un’alterazione del ritmo sonno-veglia iatrogena, è di comune accordo evitare la somministrazione del farmaco non solo nelle ore serali ma anche in quelle pomeridiane ed usare di preferenza formulazioni a rilascio immediato o intermedio, non quelle a rilascio prolungato. Considerata la complessità nel trattamento, la terapia deve essere tagliata su misura rispetto alla polimorfa sintomatologia riportata.

Particolare attenzione assume l’efficacia della melatonina che non comporta rilevanti effetti avversi. La prescrizione fino a 5 mg di melatonina sia per i bambini che per gli adulti affetti da ADHD può sicuramente migliorare il disturbo della fase del sonno ritardata.

  • Psicoterapia

Nel caso di persone affette dal disturbo primario dell’ADHD, la strategia di intervento andrà modulata all’interno di un approccio psicoeducativo e psicoterapeutico, individuale e/o di gruppo specifico per il disturbo. A seconda della complessità del problema e della presenza di eventuali complicanze, si può procedere progressivamente attraverso due tipi di interventi psicologici: di prima linea (educazione e igiene del sonno, controllo dello stimolo, restrizione del sonno) e integrativi (ristrutturazione cognitiva, training di mindfulness, metodologie di rilassamento).

CONCLUSIONI

Concludendo, data la portata delle difficoltà diurne e notturne dell’ADHD e le loro interrelazioni, l’ADHD dovrebbe essere concettualizzato come un “disturbo delle 24 ore”. L’individuazione precoce della patologia ADHD e l’avvio di un intervento specifico rappresentano elementi fondamentali che influenzano il decorso della malattia. È essenziale riconoscere e trattare i disturbi del sonno associati all’ADHD. La valutazione del disturbo, la presa in carico e i trattamenti devono essere multidisciplinari. È fortemente indicato affiancare alla terapia farmacologica (con melatonina e psicostimolanti anche se ancor troppo discussi), la psicoeducazione e la psicoterapia. Una direzione importante della ricerca potrebbe essere quella di esaminare il sonno nel contesto di altri comportamenti salutari nei soggetti con ADHD, tra cui guida pericolosa, una minore attività fisica, un’alimentazione più scorretta e un aumento dell’obesità, un maggiore uso di alcol, sostanze e comportamenti sessuali a rischio.

BIBLIOGRAFIA

Andreas Conca e Giancarlo Giupponi, ADHD NELL’ADULTO Una guida pratica per operatori e famiglie, (2023), Ronzani Editore

Stephen P. Becker, ADHD and Sleep: Recent Advances and Future Directions. Published in final edited form as: Curr Opin Psychol. 2020 August

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