I comportamenti che diventano disturbi. Quando i comportamenti diventano disfunzionali

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Il comportamento è il modo di agire e reagire di un individuo, è un insieme di atteggiamenti messi in atto dal soggetto in determinate situazioni, in contatto con l’ambiente e le persone.

Il comportamento diventa disfunzionale quando diventa frequente in più situazioni diverse dove non ci si aspetta determinati comportamenti, diventa disfunzionale anche quando il comportamento è di un’intensità superiore alla norma sociale, diventa disfunzionale quando a lungo termine, il comportamento messo in atto, perdura per troppo tempo.

Il comportamento disfunzionale utilizza modalità comunicative altrettanto disfunzionali (aggressive o passive).

Si parla di disturbo del comportamento quando il bambino ha difficoltà nel controllo e nella gestione delle proprie emozioni, presenta manifestazioni intense di comportamenti disadattivi con incapacità ad adattarsi alle regole date dall’ambiente sociale in cui si trova, assenza di empatia e in età scolare il bambino presenta una bassa prestazione scolastica o fallimento di essa, rispetto alle proprie capacità intellettive, elevata conflittualità sia fisica che verbale con la propria famiglia, emarginazione o appartenenza a gruppi devianti in ambito sociale (adolescenza), infine, ha un forte bisogno di soddisfare le proprie esigenze egoisticamente.

I disturbi del comportamento prevedono la presenza di atteggiamenti quali aggressività, impulsività, oppositività e iperattività; tali atteggiamenti delineano il comportamento dei bambini in età evolutiva. A volte, questi comportamenti, si possono osservare solo in pochi episodi sporadici, altre volte introducono la futura presenza di disturbi psicopatologici.

Si possono classificare come disturbi del comportamento:

Questi disturbi tendono a manifestarsi in età infantile o in adolescenza, il sesso maschile è più colpito rispetto a quello femminile, un esordio precoce provoca una prognosi peggiore con un elevato rischio di presentare in età adulta un disturbo di entità maggiore o correlati all’abuso di sostanze.

Le cause di un disturbo del comportamento possono essere di diversa natura: genetica (fattore con un maggiore peso nel determinare il disturbo), emotiva, ambientale, neurobiologica e psicologica.

Il disturbo della condotta è dato da un comportamento violento e aggressivo nei confronti degli altri e nelle regole morali e sociali. Tale disturbo può avere cause neurobiologiche, derivate da disfunzioni cerebrali che coinvolgono le relazioni sociali. Spesso le cause possono essere di tipo psicologiche e ambientali, il bambino ha subito violenze fisiche e psicologiche e il suo comportamento è scaturito da frustrazione e rabbia.

Il disturbo oppositivo-provocatorio presenta un bambino con un comportamento negativista, ostile e provocatorio (si dimostra dispettoso, irrispettoso nelle regole, arrabbiato e rancoroso etc.). I fattori di rischio che influenzano l’insorgenza del DOP riguardano specialmente l’ambito familiare con abuso o trascuratezza, ricevere una disciplina particolarmente drastica, instabilità familiare, cambiamenti stressanti che causano la perdita di un senso unitario del bambino.

Il disturbo esplosivo intermittente è un disturbo caratterizzato da espressioni estreme di rabbia incontrollabile ed esagerate rispetto al contesto situazionale in cui avviene. Le esplosioni di rabbia spesso sono di breve durata con diversi sintomi corporei. Chi soffre di tale disturbo, percepisce un cambiamento a livello corporeo e umorale prima di una reazione esplosiva. Le cause di tale disturbo, sembrano essere di tipo sia biologico che ambientale. Solitamente, da bambini hanno vissuto situazioni familiari in cui esplosioni di rabbia associati con abusi fisici e verbali sono all’ordine del giorno.

L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dall’incapacità di mantenere un’attenzione prolungata e incapacità di controllare un comportamento impulsivo. L’ADHD incide sui principali ambiti di vita del bambino, danneggiando il normale sviluppo psicologico. I bambini manifestano sintomi meno marcati, ovvero, irrequietezza interna, tensione, nervosismo. Le cause sono di tipo neurobiologiche e non psicologiche o ambientali.

Le manifestazioni del disturbo del comportamento varia da persona a persona, tenuto conto del tipo di temperamento in associazione al carattere che il bambino possiede.

Tali manifestazioni comportamentali determinano la sperimentazione del frequente rifiuto, isolamento sociale, e fallimenti scolastici, pertanto se non adeguatamente supportati, il bambino rischia di aggregarsi con gruppi in cui tali comportamenti impulsivi, e talvolta aggressivi, vengono condivisi.

L’intervento nei bambini con questi disturbi è di tipo multimodale: emotivo, educativo e cognitivo-comportamentale. Bisogna intervenire con/e attraverso la famiglia, la scuola e gli operatori educativi. Gli interventi vengono pianificati diversamente a seconda del disturbo presente e delle caratteristiche del bambino. L’obiettivo principale è quello di intervenire centrando il focus sulle risorse del bambino e nei fattori protettivi di chi gli sta intorno.

Questi interventi devono supportare il bambino nel passaggio da una eteroregolazione ad una autoregolazione.

Cosa è possibile fare?

  • scegliere obiettivi raggiungibili
  • aiutare il bambino a lavorare con dei tempi stabiliti, pianificando e organizzando il lavoro
  • è utile informare il bambino sul suo comportamento e su come sta svolgendo il compito assegnatogli
  • stabilire con chiarezza quando si lavora e come sono distribuite le pause (possibilmente deciderle con il bambino)
  • stabilire chiaramente delle regole e quali sono le conseguenze a non rispettarle: Le regole devono essere positive, semplici e chiare, poche ma efficaci, scritte o disegnate con dei colori;
  • bisogna gratificare il bambino in modo istantaneo e non a lungo termine
  • gratificare i successi anziché punire gli insuccessi
  • affidare degli incarichi positivi al bambino cosicché possa avere un’immagine di sé positiva e collaboratrice
  • essere coerenti nel tempo, per non confondere il bambino
  • trovare un’area di interesse del bambino e chiedergli un aiuto
  • motivare il bambino all’aiuto dei pari.

Come già detto, gli approcci messi in atto sono di tipo multimodali e tengono conto dei contesti di vita del bambino: l’ambiente familiare, le relazioni sociale e la scuola. L’intervento più efficace sembra essere quello cognitivo-comportamentale, poiché lo scopo è quello di modificare gli stimoli e le risposte dell’ambiente per favorire un’efficacia a lungo termine nei comportamenti e atteggiamenti del bambino. Per farsi che tale intervento sia efficacie, è necessario che tutte le figure che circondano il bambino lavorino in modo coordinato e coerente formando una rete collaborativa.

“Cambiando l’atteggiamento interno delle loro menti, gli esseri umani possono cambiare gli aspetti esteriori della loro vita.” – William James

Dott.ssa Ilaria Patisso

Psicologa

 

BIBLIOGRAFIA

Seta, L., Chifari, A., & Denaro, P. (2016). Il Progetto WHAAM: un servizio per genitori e insegnanti di studenti con ADHD. 24(1), 56-60.

SITOGRAFIA

www.wikipedia.org

www.treccani.it

www.centroetaevolutiva.it

www.istitutobeck.com

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Questo articolo ha un commento

  1. Gino Buono

    Mi interessa molto avere delle informazioni su come gestire le famiglie disfunzionali in relazione agli anziani in casa di riposo . In quanto spesso le loro richieste sono non sempre ricevibili

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