“Mi vergono ad usare la mappa durante le interrogazioni, o il tabelliere per fare le moltiplicazioni, i miei compagni dicono che così sono TROPPO FACILITATO, e anche i miei insegnanti mi guardano in modo strano quando li uso”
“I miei compagni mi guardano in modo brutto se uso le mappe per l’interrogazione di geografia”
Parole di un ragazzino con DSA i cui compagni non sanno della sua difficoltà negli apprendimenti, e così per essere uguale agli altri non usa gli strumenti compensativi, accettando la frustrazione di non farcela, pur di non sentirsi additato.
Questo è ciò che accade a tutti i nostri bambini e ragazzini con DSA, sviluppano un senso di vergogna ed imbarazzo nell’uso di strumenti che possono, invece, farli sentire capaci e realmente uguali agli altri, entrando in un circolo vizioso dal quale è difficile uscirne se non si dà la possibilità di vivere la propria difficoltà con serenità e alla luce del giorno.
E’ giusto parlare di uguaglianza tra un bambino DSA e un bambino senza difficoltà? O sarebbe più giusto diffondere un senso di Equità, in cui il bambino DSA, attraverso l’uso di strumenti, potrebbe raggiungere lo stesso risultato di un bambino senza difficoltà se solo in classe si affrontasse il problema.
Il problema infatti non è solo dei genitori, i quali chi prima, chi dopo accetta le difficoltà del figlio, ma anche e soprattutto degli insegnanti, che per paura di non saper gestire le emozioni del gruppo classe, preferiscono far passare l’idea che è meglio non dire nulla agli altri per non far sentire il bambino diverso.
In realtà il bambino o ragazzo con DSA, avendo un buon livello di intelligenza sa di essere diverso e di non poter mai essere uguale ad un compagno senza difficoltà, aiutarlo ad accettarsi è un dovere di chi gli sta intorno, perché se riuscisse ad utilizzare gli strumenti compensativi supportato da insegnanti e compagni allora potrebbe sperimentare una buona esperienza scolastica e aumentare il senso di autoefficacia.
Per questo motivo, che in classe si dovrebbe affrontare l’argomento e cercare delle utili strategie o metafore per spiegare al meglio cosa significa avere dei problemi di apprendimento.
Una volta ricevuta la diagnosi di DSA, i genitori dovrebbero comunicarlo al figlio con l’aiuto del professionista che ha svolto la valutazione, avere un incontro con gli insegnanti per la stesura del PDP e avviare un percorso di sensibilizzazione del gruppo classe per il bene psicologico del bambino o ragazzo.
Gli insegnanti dovrebbero lavorare sui propri pensieri irrazionali sui DSA, spesso alcuni di loro riferiscono:
“Se a quel ragazzo concedo l’uso della mappa, non è giusto nei confronti dei suoi compagni”
“ Ok, può usare la mappa, ma non deve leggerla completamente”
“Nelle verifiche scritte la mappa non dovrebbe usarla altrimenti sarebbe una copiare le risposte corrette”
I pensieri razionali rispetto a questi sarebbero:
“Dandogli la mappa lo metto nelle stesse condizioni dei suoi compagni”
“Avendo un problema di Memoria di lavoro, mi aspetto che legga la mappa, ma so che ha lavorato tanto su quella mappa durante il pomeriggio”
“Le verifiche scritte sono uguali alle verifiche orali, né più né meno”
Cosa possono fare in classe le insegnanti?
- Brainstorming iniziale chiedendo ai ragazzi cosa sanno sui DSA o che idee hanno sul compagno DSA, senza censurare o giudicare le loro idee, usando anche delle metafore per spiegare al meglio le difficoltà di apprendimento;
- Esercizi specifici per far capire come si sente un bambino con DSA, perché dall’esperienza diretta è più facile far comprendere le difficoltà;
- Visione di filmati e/o letture sull’argomento.
Nel prossimo articolo approfondirò le strategie utili per comunicare al bambino DSA le proprie difficoltà e alle insegnanti su come affrontare l’argomento in classe.