La psicologia del lavoro è una branca della psicologia che si occupa di studiare i comportamenti che le persone assumono all’interno di ambiti lavorativi e organizzativi. Se ci si sofferma solo su questa definizione verrebbe facile considerarla inutile e di ruolo poco pratico ma se si prova ad andare a fondo si comprende invece che è una delle poche ancore rimaste in società per proteggere la nostra salute mentale. Questo articolo si pone infatti l’obiettivo di mettere in risalto questa disciplina sfatando alcune idee inappropriate che le ruotano intorno: “Lo psicologo del lavoro tutt’al più può selezionare qualche persona per le aziende più grandi” o ancora “al Sud non serve, sarebbe solo una presa in giro”. Quest’ultima affermazione appare senza dubbio quella più interessante ma andiamo in ordine. Innanzitutto, bisogna partire dalla considerazione che il lavoro è ciò che occupa gran parte della propria giornata e rientra tra le prime fonti di stress personale; se poi si aggiunge il detto che “il lavoro nobilita l’uomo” va da sé che aiutare a stare bene nel proprio ambiente lavorativo è una delle sfide maggiori del nostro tempo. Tutto ciò di cui si occupa lo psicologo nel luogo di lavoro ha infatti l’obiettivo ultimo di promuovere il benessere lavorativo e personale.
Alla luce di ciò, la psicologia del lavoro si occupa sì di selezione ma non solo per le piccole aziende, difatti anche un piccolo contesto produttivo di beni o servizi può necessitare di un confronto circa un’assunzione, un confronto utile a soppesare le richieste del datore e le caratteristiche delle risorse a disposizione; poi c’è la parte di formazione e orientamento, della gestione dei conflitti o quella motivazionale per maggiori profitti e rendimenti. Senza contare il ruolo svolto per la valutazione e il monitoraggio del rischio stress lavoro correlato.
L’anno 2020 inoltre e’ stato cruciale per riflettere sul ruolo di supporto che la figura dello psicologo del lavoro può avere indistintamente nei piccoli e grandi luoghi di lavoro, in periodi particolarmente stressogeni. Tale disciplina permette di valutare ad esempio nuove modalità o strategie di organizzazione e gestione dei carichi lavorativi, tenendo sempre conto dello stato di salute dei lavoratori e delle esigenze di produttività del datore di lavoro.
L’idea che al Sud non ci sia esigenza di questa presenza risulta alquanto infondata e la pandemia purtroppo l’ha dimostrato, dato i suoi estesi effetti all’interno di ogni luogo lavorativo, trovatisi spesso impreparati nella gestione di profondi cambiamenti e forti tensioni. Anzi laddove si pensa non serva, la figura dello psicologo del lavoro andrebbe valorizzata affinché tante situazioni di precarietà e solitudine vengano controllate e prevenute.
La psicologia del lavoro e del benessere nelle organizzazioni è un valore aggiunto, una risorsa necessaria per raggiungere uno stato di salute psicofisica che dal lavoro giunge nella vita privata, supportando un percorso di ricerca di un proprio equilibrio e benessere personale senza dimenticare i concetti di efficienza e produttività tipici di ogni ambito lavorativo.
Dott.ssa Maria Cristina Orsi – Psicologa
Letture consigliate:
Argentero P., Cortese G.C., Psicologia del Lavoro, Raffaello Cortina Editore,2016
Avallone F., Paplomatas A., Salute Organizzativa, Psicologia del Benessere nei contesti lavorativi, Raffaello Cortina Editore, 2005
Giannandrea F., Ferraro P., Work Engagement La ricerca della felicità nei luoghi di lavoro, Collana di Psicologia e Medicina del lavoro, edizione FS, Maggio 2018.