“L’esercizio non lo faccio, il comando è troppo lungo e non lo capisco. Leggilo tu”.
È una delle frasi più comuni che genitori e tutor dell’apprendimento sentono pronunciare da bambini e ragazzi DSA quando si trovano di fronte ad una lunga lettura o un esercizio più articolato.
Si tratta di una reazione altamente frequente in bambini e ragazzi con disturbi dell’apprendimento connessi soprattutto alla difficoltà di lettura. Un esercizio che si presenta troppo lungo e con più di una richiesta tende a demotivare i soggetti in questione portandoli ad un evitamento del compito: la lunghezza del messaggio infatti unita alla difficoltà dell’argomento li rende insicuri di fronte ad esso.
Non sono negligenti. Si tratta di un insito timore a “scalare quella montagna lunga e difficoltosa” chiamata lettura.
Cosa fare? Cosa fare quando una madre o un padre si sentono impreparati di fronte a continui “no” o ad incessanti “leggilo tu”?
Si presentano di seguito tre sintetici passi utili ad avvicinare i DSA con metodo e serenità, non solo ai loro doveri scolastici ma a qualunque pratica quotidiana che potrebbero affrontare in un futuro da adulti.
Il primo passo consiste nel comprendere che la prima percezione del compito in senso lato o della pagina da leggere in generale influenzerà la motivazione del bambino dislessico ad iniziare o meno quella attività. La sua visione d’insieme è simile ad un agglomerato di parole su cui deve obbligatoriamente lavorare, spesso senza comprenderne il significato e soprattutto con la difficoltà di vederci dentro tante piccole “parti” che, se conseguite separatamente, potrebbero invece semplificargli il lavoro e quindi cambiarne la sua percezione.
Il secondo passo è appunto quello di scindere l’esercizio, o meglio il comando o la lettura, in piccoli obiettivi a seconda delle richieste del compito (ad esempio se il comando è articolato in due richieste, terminare prima la richiesta iniziale e poi la seconda oppure se la lettura è troppo lunga dividerla per paragrafi o addirittura in piccole frasi).
Di conseguenza, il terzo passo diventerà quello di perseguire gli obiettivi come singole attività così da ridurre il tempo entro cui il soggetto vede ripagato lo sforzo del suo lavoro. Un immediato rinforzo al piccolo obiettivo raggiunto attiverà un processo a cascata di emozioni positive che stimoleranno bambini e ragazzi DSA a proseguire il proprio operato: progressivamente si sentiranno più motivati e più capaci, tale da esigere loro stessi una maggiore autonomia nelle loro responsabilità giornaliere.
“Datemi una leva e solleverò il mondo”!
E se quella leva si chiama metodo, il mondo di certo inizierà a sollevarsi!