Prima elementare: “Nei problemini aritmetici va spedito!”
“Oh, ma come legge bene!”
“Mi becca tutte le doppie!”
“…che bimbo brillante, se non fosse per quei quaderni…un disordine unico, si fa fatica a leggere ciò che scrive!” Si tratta “semplicemente” di un bambino pasticcione e svogliato?
O potrebbe essere la manifestazione di un disturbo nel grafismo?
La Legge 170/2010 prevede, tra i fondamentali Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), anche la Disgrafia, facendo riferimento ad un disturbo specifico di scrittura di natura motoria (deficit nei processi di realizzazione grafica).
I parametri da considerare nella valutazione sono la fluenza (velocità media di scrittura) e la qualità del segno grafico (valutabile analizzando i movimenti scrittori, le forme, le dimensioni della scrittura e la sua disposizione nello spazio del foglio).
Vanno considerate, inoltre, le caratteristiche di postura, prensione e pressione della penna sul foglio che possono portare ad affaticamento nelle attività di scrittura prolungata.
Fondamentale risulta considerare le conseguenze adattive del disturbo: la disgrafia può impedire al bambino di stare al passo con i compagni (rendendo difficile l’interpretazione della scrittura agli altri, ma anche a sé, o rallentando eccessivamente il processo).
Tutto ciò suscita vissuti di inadeguatezza nel bambino, con importanti ripercussioni sul piano emotivo e motivazionale.
L’osservazione, la valutazione e conseguente potenziamento specifico del tratto grafico da parte di uno Psicologo, formato in tale settore, può sostenere il bambino nel percorso di apprendimento, incentivandone l’autoefficacia.